Assange Court Report 9 settembre – Sessione del pomeriggio
Una vittoria del governo americano nel caso Assange “criminalizzerebbe ogni giornalista”, ha riferito alla corte un esperto di libertà di stampa.
Dopo un ritardo dovuto a questioni tecniche, il procedimento è ripreso all’udienza per l’estradizione di Julian Assange di questo pomeriggio per ascoltare le prove di un testimone della difesa, Trevor Timm, tramite videolink dagli Stati Uniti.
Timm, il fondatore della Freedom of the Press Foundation, ha detto alla corte che ci sono stati numerosi tentativi da parte del governo statunitense di usare l’accusa di spionaggio contro i giornalisti e nessuno ha mai avuto successo. Ha detto alla corte che, a suo parere, questo procedimento giudiziario significherebbe che qualsiasi giornalista in possesso di informazioni riservate potrebbe essere arrestato.
Ha dichiarato che, se le accuse rivolte ad Assange fossero state applicate negli anni ‘70, i giornalisti del Watergate Woodward e Bernstein avrebbero potuto essere sbattuti in prigione, aggiungendo che se chiedere a una fonte informazioni classificate è spionaggio, allora i sistemi sicuri “dropbox” utilizzati da oltre 80 pubblicazioni in tutto il mondo per incoraggiare gli informatori a inviare loro informazioni sarebbe illegale anche “sollecitare informazioni classificate”, che è una delle accuse contro Assange.
Timm ha detto alla corte “Io stesso ho sostenuto le fughe di notizie nei casi in cui il sistema di segretezza degli Stati Uniti nasconde abusi, corruzione o atti illegali e nessuno ha mai suggerito che stessi commettendo un atto criminale”.
Nel controinterrogatorio, James Lewis QC per il governo degli Stati Uniti, come si è mosso in maniera analoga a quella che lo ha guidato con i testimoni della difesa uditi fino a questo momento, ha contestato lo status di Timm come “testimone esperto”, osservando che la sua organizzazione aveva contribuito con 100.000 dollari alle spese legali di Assange e che, quindi, dato questo conflitto d’interessi, non poteva essere considerato oggettivo.
Lewis ha poi detto alla corte che l’accusa “non considera Julian Assange come un giornalista”. Timm ha risposto che non spetta al governo decidere chi è un giornalista in quanto “è un diritto di tutti”, e che Assange era chiaramente “impegnato in attività giornalistiche”. Il QC dell’accusa ha poi indicato una dichiarazione del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti secondo cui Assange non era perseguito per la pubblicazione di materiale riservato. Timm ha replicato dicendo di aver espresso il suo giudizio “sulla base dei fatti, non dei comunicati stampa del governo degli Stati Uniti”.
Dopo che l’avvocato del governo statunitense ha ipotizzato che Timm non conoscesse tutte le prove del caso, il testimone ha risposto che se c’erano prove segrete che non erano state rilasciate, chiaramente non le aveva viste.
Alla domanda sulla pubblicazione da parte di Wikileaks di nomi di informatori iracheni e statunitensi da parte di WikiLeaks, Timm ha risposto che non aveva mai detto che WikiLeaks avesse un perfetto giudizio editoriale, non più di quanto lo abbiano il Guardian o il New York Times, ma se il cattivo giudizio è criminale molte altre pubblicazioni sarebbero sotto minaccia. E ha aggiunto: “Non dovrebbe essere il governo degli Stati Uniti a decidere se un giudizio editoriale è criminale”.
Timm ha continuato: “Il Primo Emendamento non è un atto di bilanciamento, ma copre anche i discorsi impopolari o tocca argomenti che ci mettono a disagio”. Lewis ha dunque chiesto al testimone: “Lei è un avvocato? Che competenza ha per fornire consulenza legale?”.
Timm ha affermato di essersi laureato in giurisprudenza nel 2008, di essere stato richiesto dall’ordine degli avvocati di New York” e di aver poi invece scelto di dirigere un’organizzazione no-profit.
Al testimone è stato poi chiesto perché ignorasse il fatto che i procuratori statunitensi erano tenuti ad agire in modo non politico, Timm ha risposto che l’ostilità di Trump nei confronti dei giornalisti è ben nota e che alcuni procuratori statunitensi si erano rifiutati di farsi coinvolgere in questo caso a causa delle questioni legate al primo emendamento.
C’è stata poi un’accesa discussione quando la difesa si è alzata per dire che Lewis aveva raggiunto il suo limite di tempo di un’ora.
Questi si è opposto con veemenza e ha discusso sia con la difesa che con la giudice, fino a quando il giudice Baraitser ha detto che poteva avere più tempo. Il pubblico ministero ha poi detto che “aveva finito comunque” e ha concluso il suo controinterrogatorio.